lunedì 31 gennaio 2011

CAVANI FA SOGNARE NAPOLI

Il Napoli regala ancora emozioni ai suoi tifosi. Battuta al San Paolo la Sampdoria per 4-0, ( i gol potevano essere di piu') sempre nel segno di "Matador" Cavani, implacabile goleador, autore di una tripletta (la seconda, dopo quella di Utrecht in Europa League). Gli azzurri sono stabilmente al secondo posto in classifica, esprimendo un gioco brillante e dimostrando una tenuta atletica nettamente superiore ai propri avversari, nonostante una rosa meno ampia rispetto alle big del campionato.
La squadra di Mazzarri, ha riscattato prontamente, la sfortunata eleminazione dalla Coppa Italia, subita dall'Inter ai rigori, annichilendo una smarrita Samp, nel catino del San Paolo, la quale si e' dovuta piegare alla travolgente forza dei partenopei.
Il Napoli con il passare delle domeniche, sta trovando sicurezza, equilibrio, convinzione nei propri mezzi, fattori che si uniscono ad una sua peculiare qualita' intrinseca: la propensione al sacrificio di tutti i suoi uomini.
Il trio d'attacco, Hamsik-Lavezzi-Cavani, assicura velocita', tecnica ed imprevedibilita', non dando mai agli avversari punti di riferimento. Il centrocampo puo' contare sul dinamismo e la coriacita' di Gargano e Pazienza, sul prezioso contributo del franco-algerino Yebda, sempre piu' titolare in questa squadra e sulle elevate doti di corsa degli esterni Maggio e Dossena. La difesa ha trovato nel suo capitano, Cannavaro, il suo uomo guida e un rendimento finalmente costante di tutti i suoi componenti. Dispiace l'infortunio di Grava ma nel contempo, si sta ritrovando Santacroce.
Mazzarri fa bene a raffreddare l'ambiente, facendo rimanere tutti umili e con i piedi per terra. Questo gruppo pero' ha una componente fondamentale, quando si vogliono ottenere risultati importanti: la fame di vittoria.
Per tale motivazione, nonostante ad inizio stagione, l'obiettivo era quello di migliorare il rendimento dello scorso campionato, puntando magari al 4° posto, adesso pur non pronunciando mai traguardi impensabili (da buoni napoletani siamo tutti superstiziosi) sognare e' piu' che lecito.
Gli acquisti di Ruiz e Mascara vanno letti in quest'ottica.


venerdì 28 gennaio 2011

COMMISSARI STRAORDINARI ALL'INQUINAMENTO

In Campania, l'inquinamento prodotto dai rifiuti tossici, non e' solo opera della camorra. L'inchiesta della Guardia di Finanza, ha prodotto arresti eccellenti, tra coloro i quali in linea teorica, avrebbero dovuuto garantire il rispetto delle regole in tempo di commissariamento
L'indagine delle Fiamme Gialle infatti, ha evidenziato che la gestione commissariale e' responsabile, sicuramente per il perido tra il 2006 ed il 2007, dello sversamento direttamente in mare, di ingenti quantita' di percolato prodotto nelle discariche. Tali sostanze altamente tossiche, per ragioni di consistente risparmio economico, unite a necessita' di snellimento organizzativo e procedurale, venivano indirizzate, grazie ad un'illecita gestione pubblico-privata, verso depuratori (principalmente quello di Cuma), non idonei a tale filtraggio, con l'inevitabile e disastrosa conseguenza di essere smaltiti nella loro totalita' in mare. Irreparabili i danni provocati all'ecosistema marino, ingenti le conseguenze economiche patite dagli imprenditori balneari del litorale domitio.
Tra gli arrestati, Marta Di Gennaro, vice di Bertolaso, l'ex Commissario Corrado Catenacci. Indagati anche l'ex Governatore Bassolino, i suoi collaboratori dell'epoca, Luigi Nocera ass. all'Ambiente e Gianfranco Nappi capo della segreteria politica.
All'ombra del Vesuvio, e' sempre piu' labile il confine tra lecito ed illecito, tra chi infrange le leggi e chi in teoria, dovrebbe rappresentarle e garantirle.
Napoli e' una citta' al collasso, frustrata nella sua dignita'. La popolazione ormai e' rassegnata, inerme, aspetta silente e passiva il suo destino, tristemente segnato. Si e' perso anche l'orgoglio e con esso, la forza di opporsi al sopruso. Ci si e' abituati al male, si convive con esso, intuendo che al peggio non c'e' mai fine.
Un tempo, alla maniera di Eduardo, si affermava "adda passa' a nuttata", sperando in un domani piu' roseo. Oggi ahime', tra strade sommerse dalla monnezza, mare infestato dal percolato ed una criminalita' sempre piu' spietata, si e' fatta l'abitudine a vivere nel buio pesto.


lunedì 24 gennaio 2011

PRIMARIE A NAPOLI: VINCE IL DELFINO DI BASSOLINO

Le primarie del PD a Napoli, hanno visto vittorioso Andrea Cozzolino.
Uomo di Bassolino, suo assessore quando " Re Antonio" guidava la regione Campania, attualmente eurodeputato, ha avuto la meglio in un'infuocata elezione interna al partito. Gli altri candidati infatti, denunciano brogli.
Nei seggi di alcuni rioni popolari, come Barra, Scampia o i quartieri spagnoli, per stassa ammissione degli altri contendenti, pare venissero accompagnati anche semplici passanti che, in cambio di qualche banconota, avrebbero (il condizionale e' d'obbligo) dato la loro preferenza per Cozzolino. Fuori i seggi, sono stati notati anche molti cittadini cinesi, cosa abbastanza strana. Lo stesso Veltroni, intervistato sull'accaduto, chiede che venga fatta chiarezza.
Sono attesi ricorsi da parte di Umberto Ranieri ( vero vincitore morale), Nicola Oddati (assessore nell'attuale giunta Iervolino), Libero Mancuso (della lista di Vendola).
Nelle ultime settimane, l'ex Governatore Bassolino, in occasione dell'uscita del suo ultimo libro, si e' fatto spesso notare sul territorio. Nonostante la sua uscita di scena dalla politica ufficiale, Bassolino e' molto impegnato con la sua fondazione Sudd. Sicuramente il suo appoggio a Cozzolino ha dato i risultati sperati. A meno che non ci siano rocamboleschi colpi di scena, un suo delfino sara' il candidato del centro-sinistra a Palazzo San Giacomo. La scelta di Cozzolino di sicuro non rappresenta una discontinuita', piuttosto sintetizza il perdurante clientelismo della casta.
Napoli in primavera, scegliera' il nuovo Sindaco. La citta' chiede una svolta. La politica da queste parti, porta due nomi precisi: Antonio Bassolino, Nicola Cosentino. Se il buongiorno si vede dal mattino, penso che ancora per un po', sulla citta' sara' notte fonda.

sabato 22 gennaio 2011

LE PAURE DI UN CAMBIAMENTO

A breve, l'ingovernabilita' sara' totale. Mai come in questo momento, le Istituzioni di questo Paese sono state così deboli.
Un tempo era il terrorismo a condizionare la vita democratica della Nazione. L'Italia fu prigioniera per diversi lustri della lotta armata. Il nemico dell'epoca, cinicamente spietato ed al tempo stesso strategicamente organizzato, lo si poteva affrontare a viso aperto. Da quelle tragiche vicende tuttavia, lo Stato trovo' la forza di compattarsi, isolando l'anti-Stato.
Oggi, piu' di allora, i riferimenti cardine per un normale svolgimento delle relazioni democratiche sono altamente precari. La loro fragilita' e' insita nel loro stesso attuarsi. Non vi e' una minaccia esterna conclamata. Le Istituzioni sono diventate deboli per loro natura, per un autolesionistico processo di costante erosione.
Il Governo e' allo sbaraglio per l'imbarazzante figura del Premier e per la galassia di procedimenti penali a suo carico che aspettano un giudizio. Il clima tra i poteri forti, e' incandescente.
L'opposizione a sua volta e' divisa, frammentata, in crisi di identita', con la leadership che cambia periodicamente ogni due anni. La sua distanza dall'esigenze dei lavoratori, e' ormai siderale.
La terza carica dello Stato, il Presidente della Camera, da mesi svolge di fatto, un'attivita' politica militante, sancita dalla creazione di un nuovo gruppo parlamentare, divenuto poi, nuovo partito, di fatto passato all'opposizione.
Al nord l'azione della Lega e' sempre piu' incisiva. Il federalismo e' una battaglia da portare avanti ad ogni costo, pena anche il defenestramento del Premier ed il conseguente ritorno alle urne.
Il Paese per la prima volta, si trova immerso in una vera e propria crisi di identita', oltre che sottoposto ad una perdurante crisi economica. L'incertezza regna sovrana. Il berlusconismo volge al tramonto. Tutti i suoi modelli proposti, improvvisamente entrano in crisi. Il dramma e' che con esso si dissolvera', come sabbia spazzata dal vento, anche l'antiberlusconismo.
Si dovra' finalmente pensare, dopo circa un ventennio, alle sorti del Paese. La politica dovrebbe tornare a svolgere un ruolo di primo piano. Nel frattempo pero', la classe dirigente non e' cambiata, il paese e' invecchiato, il livello culturale della cittadinanza si e' notevolmente abbassato.
Un tempo, la paura del nemico diede forza al Paese. A breve, la vera paura, sara' quella di non avere piu' un nemico.






lunedì 17 gennaio 2011

ESCORT, FESTINI E POI...IL NULLA!

Caso Ruby, parte seconda. Ci risiamo: si continua a parlare del nulla, dell'aria fritta.
Il nostro Paese e' ormai narcotizzato, sottoposto ad un permanente processo di autoipnosi indotta, una catarsi cognitiva che fa perdere di vista le reali necessita' su cui discutere, scontrarsi anche duramente.
Festini a luce rossa, escort scortate da accompagnatori di Stato, importanti manager papponi, noti giornalisti guardoni. Allo scandalo seguono puntuali, gli approfondimenti televisivi, il gossip giornalistico, lo scontro politico. Si genera un gran baccano mediatico che focalizza l'attenzione su argomenti dal contenuto altamente squallido, piu' consoni al chiacchiericcio da bar.
Ma all'italiano medio, in perenne guerra con il suo conto corrente, con il mutuo da pagare, con il contratto di lavoro a termine, con la polizza assicurativa rincarata, cosa gli puo' fregare delle "professioniste" di cui si circonda il Premier? Del medesimo argomento, provate a parlarne con il precario, il cassintegrato, il disoccupato, l'operario della catena di montaggio. Vedete cosa vi risponderanno.
L'opposizione ancora una volta si scaglia sui vizi del Premier, i suoi nei, le debolezze di un uomo avanti negli anni. Questa volta pare, ci siano anche ipotesi di reato. Valutera' la magistratura, se mai ci riuscira'. La sinistra italiana, da troppi anni in preda ad una fortissima crisi di identita', cerca di ritrovare se stessa e la sua forza, polarizzandosi nell'antiberlusconismo (in versione bunga-bunga), divenuto l'unico elemento di aggregante coesione, al tempo stesso il principale motivo del suo ormai cronico fallimento.
A mio avviso, Berlusconi andrebbe attaccato politicamente. Non serve la crocifissione dell'uomo. Urge il defenestramento dello statista.
Il suo Governo del fare, cosa ha fatto finora? Sarebbe dovuta essere la stagione delle grandi opere, e delle radicali riforme. Cosa ha prodotto il Governo in merito? Ponte sullo Stretto, centrali atomiche, gassificatori. Dove, quando? Abolizione delle province, riforma della Costituzione, riforma elettorale. Non ne vedo traccia.
Vogliamo parlare di interventi sostanziali nel settore economico? Il P.I.L viaggia a livelli ridicoli, il debito pubblico rimane spaventosamente alto, la disoccupazione avanza, inesorabile. E' stata varata la social card, deciso il "rimpatrio" dei capitali evasi, susseguente all'ennesimo condono edilizio. L'abolizione dell'ICI e' stata resa vana dai notevoli aumenti della tassazione locale. Il federalismo? Sara' un bene per il Paese? Potra' essere sostenuto da tutte le regioni? Quali le sue conseguenze?
Diciamo che come a Napoli, la munnezza e' un bubbone che copre altre magagne, alla stessa maniera le scappatelle del Presidente del Consiglio, sono un prezioso e rumoroso dissuasore che distrae i cittadini dai reali problemi patiti.
Di questo passo, mentre Berlusconi va a "mignotte", il Paese andra' a "puttane".



giovedì 13 gennaio 2011

GLI OPERAI ORFANI DELLA SINISTRA

La vertenza Fiat divide il Paese. Marchionne chiede piu' sacrifici ai lavoratori, in un momento di pesante congiuntura ( la crisi di settore, e' ancor piu' sentita nel gruppo italiano). Il sindacato si e' spaccato sulla questione. Gli stessi lavoratori non hanno un' idea univoca in merito. L' impulso di votare contro il nuovo accordo di lavoro, viene frenato da crude esigenze di sopravvivenza.
Berlusconi (il Governo ufficialmente non si pronuncia), si schiera con l'AD della casa torinese. L'opposizione cosa fa a riguardo? Come reagisce il variegato mondo della sinistra su tale delicata questione? Qual'e' la posizione del PD, il principale partito antigovernativo, che in teoria dovrebbe rappresentare la moderna sinistra oggi in Italia?
Ritengo necessario sottolinerare quale sia, a mio avviso, il ruolo svolto oggi dalla sinistra in Italia.
La sinistra da molto tempo, a mio parere, non tutela piu’ gli interessi della classe lavoratrice ( non la chiamo proletaria, poiche’ anche il capitalismo, quello imprenditoriale e non quello finanziario e’ finito).
Al nord infatti, gli operai, votano Lega, non sentendosi piu' rappresentati dalla sinistra.
La sinistra attuale, ha abbandonato la piazza. Si e’ imborghesita, e’ diventata salottiera.
I suoi rappresentanti, facendo uso di un lessico alla moda, la definiscono liberal, progressista, democratica. In essa sono confluite forze moderate (oggi in italia tutti lo sono), centriste, perfino cattoliche.
Nelle sue manifestazioni piu’ eccentriche, la sinistra diventa una forza non piu’ ideologica ma bensì, un movimento di pensiero intellettuale.
I suoi maggiori esponenti, danno vita a fondazioni, creano associazioni culturali. Questo fenomeno e' attuale anche nei movimenti di centro-destra, chiaro. Ma la sinistra, la vera sinistra, dovrebbe rimanere integra al suo credo originale: la lotta a sostegno dei lavoratori. I capi della sinistra invece, diventano dei "professori universitari", finiscono di essere i portavoce del malcontento operaio. Questa funzione e’ ormai svanita. La sinistra in questo percorso, e’ stata sostituita dal sindacato. In Italia pero', questo organismo di rappresentanza dei lavoratori, e’ confluito in una galassia fin troppo frammentata e, per questo, non piu’ funzionale.
La sinistra per anni ha vissuto crogiolandosi del suo molto presunto, primato di superiorita’ morale ma, soprattutto, si e’ assurta l’esclusiva detenzione di quello culturale.
Questa forzata ed artificiosa costruzione, ha finito per farla indissolubilmente legare, a questa sfera di eterea consistenza.
La sinistra in tale maniera, affidandosi spesso a noti personaggi del mondo della cultura, premi Nobel o manacati tali, registi, attori, cantanti, artisti vari, conduttori televisivi, diventa un movimento impegnato ma poco concreto, soprattutto poco diretto a supportare i bisogni dell’operaio unto d’olio della catena di montaggio o del bracciante consumato dal sole.
La sinistra assume quindi, nel suo insieme, sempre piu’ una connotazione radical chic che la porta a divenire nelle sue forme piu’ nazional popolari, un movimento di protesta girotondino, un’onda viola costituita da persone che calzano Hogan (per non dire vestite di cachemire…) affidata alla regia di registi cinematografici e non piu’ a quella di leader proletari.
Il suo credo, l'antiberlusconismo, diventa la sua connotazione aggregante ma, al tempo stesso, il suo indelebile collante, il suo tallone d'Achille. Si lotta contro un solo uomo, abbandonando nella lotta, milioni di lavoratori.
Questa e’ oggi la sinistra italiana. Siamo sicuri che Berlusconi vinca solo per le sue televisioni?

lunedì 10 gennaio 2011

POVERA ITALIA

Berlusconi ha scelto: sara' ITALIA, il nuovo nome dato al partito.
Certo di fantasia ne ha tanta il nostro Premier. Ma la scelta, partorita in questo periodo di vacanza, non e' casuale. Tutt'altro.
Si e' scelto un nome semplice, diretto, incisivo, efficace, non scomponibile in sigle. La maggior parte dei sondaggisti di settore, ne da un giudizio positivo. Il nuovo logo, suscita un impatto condiviso, forte della sua essenzialita'.
Ancora una volta, il richiamo nazional popolare e' piu' che evidente. Non potendo nuovamente anteporre "Forza", per evitare nostalgici e ripetitivi tuffi nel passato, si e' lasciato soltanto la parola Italia, termine che dovrebbe garantire un forte appeal sull'elettorato, specie quello piu' nostalgico ai richiami nazionalistici.
Il Premier avrebbe potuto anteporre la parola Viva, ma sarebbe diventato a suo volta uno slogan da bar stadio e poi, a quanto pare, non piaceva per niente l'acronimo VLI.
Certo, per il nuovo partito ITALIA, avere come suo maggiore alleato la Lega ( agli ultimi mondiali di calcio in Sudafrica, Renzo Bossi tifava contro l'Italia), quanto meno suscitera' una "cacofonica" incongruenza di concetto.
Resta invariata la scritta "Berlusconi Presidente", nella parte bassa del logo, al di sotto del fiocco tricolore su sfondo azzurro. A primo impatto se ne ricava un chiaro riferimento di inviolabile indissolubilita': l'Italia paese, non puo' fare a meno di Berlusconi, come suo Presidente del Consiglio.
Anche per l'ampia galassia degli indecisi, il nuovo logo puo' determinare qualche "paranoico" senso di colpa: non votando per Berlusconi, vado contro il mio Paese.
Berlusconi, considerando anche le celebrazioni del 150° anniversario dell'unita' d'Italia, ancora una volta, ha indovinato il brend, lo spot giusto, il restyling perfetto, l'ennesimo effetto illusionistico per la prossima campagna elettorale, da molti considerata quanto mai inevitabile.
La Nazione ha un nuovo partito, il cui leader e' lo stesso del 1994. L'Italia, per questo stesso motivo, sara' sicuramente piu' povera.

sabato 8 gennaio 2011

L'OTTIMISMO NON BASTA. E' TORNATA LA CRISI

Toh guarda, la crisi e' tornata. L'ha affermato Tremonti. Ma davvero?...Se non lo dicesse il Ministro, non ci avrei creduto...Eppure era tanto che non ne sentivo parlare.
Appunto. Nell'anno appena alle porte, nel nostro Paese, si e' perso tempo a discutere di altri argomenti.
Prima ci si e' concentrati su come dovesse essere "riconfezionato" l'abito anti-procedimento penale per Berlusconi. Il sarto Alfano ci ha impiegato mesi, poiche' il vestito non doveva piacere soltanto al Premier.
Altro tempo e' stato perso nell'infinita querelle estiva sulla casa di Fini a Montecarlo, i cui strascichi si sono conclusi in pieno autunno. C'e' stata poi l'estenuante battaglia all'interno della maggioranza, un logorante travaglio che ha portato alla nascita di un nuovo partito, FLI, il voto di fiducia del 14 dicembre, giorno in cui il Governo si e' salvato per il rotto della cuffia.
Durante l'anno mai una presa di posizione ufficiale da parte del Governo in ordine alla crisi economica. Eppure tutti i dati di settore non erano per niente incoraggianti. La disoccupazione (specie quella giovanile) e' continuata a crescere, così come pressocche' immutati sono rimasti il P.I.L. ed il debito pubblico. E' aumentato il numero dei cassintegrati, dei precari. E' rincarato il costo delle tariffe locali, dei servizi bancari ed assicurativi, dei treni e delle autostrade e dei carburanti. Stessa tendenza pare essere confermata anche per l'anno appena iniziato, con un aumento medio per famiglia di oltre 1000 euro.
Se a cio' aggiungiamo, il caos della campagna elettorale delle regionali (ricordiamoci la vicenda Lazio), le alluvioni, i crolli di storiche dimore, gli infiniti casi penali che hanno riguardato membri del Governo (Cosentino, Scaiola, Verdini, Brancher), l'imbarazzante posizione del Premier ed il rumore che le sue frequentazioni hanno suscitato, possiamo ben dire che un anno e' passato senza che fosse stato fatto nulla di concreto per migliorare la condizione economica degli italiani.
Il Paese e' fermo, bloccato. A parte una pioggia di tagli diffusi, il Governo non ha varato nessun intervento programmatico di crescita nel breve e medio termine. Si e' aspettato che la crisi passasse. Evidentemente, l'attesa e' destinata a durare
Tremonti ha fatto suonare un campanello d'allarme. Evidentemente, non se l'è sentita piu' di recitare come figurante in quel film di fantascienza prodotto dal Premier, in cui si fa credere alla gente che e' davvero possibile assicurarsi l'Eldorado, con la semplice profusione di un contagioso ottimismo.

martedì 4 gennaio 2011

UNITI CONTRO BATTISTI. DIVISI PER L'AFGHANISTAN

Il caso Battisti, diventa caso politico. La mancata estradizione del pluricondannato ex-militante del gruppo eversivo "Proletari Armati per il Comunismo", crea un vero e proprio incidente diplomatico.
Per la prima volta da tempo immemorabile, nel nostro Paese, maggioranza ed opposizione si trovano concordi nel condannare senza appello la decisione del Presidente uscente Lula, di non estradare l'ex-terrorista.
Oggi si e' tenuto un sit-in di protesta nei pressi dell'Ambasciata del Brasile a Roma, per rimarcare il forte disaccordo in merito alla decisione presa dal paese verde-oro. Il malcontento giustamente, era bipartizan.
Peccato che la stessa lunghezza d'onda, la stessa condivisa sintonia di intenti, non si sia mai riscontrata, in merito alla decisione di ritirare le nostre truppe dall'Afghanistan. Altro sangue italiano, e' stato versato in nome della pace. Per molti esponenti della maggioranza, lasciare quei territori, significherebbe accettare una cocente sconfitta e mettere a repentaglio la sicurezza del nostro Paese. Io non condivido affatto tale teorema.
Nell'inferno degli altopiani mediorentali, non si combatte una guerra. In quei territori dimenticati da Dio, va avanti ormai da troppi anni, un massacro senza regole, senza strategie. Laddove vengono nascoste mine anticarro tra le gente nei mercati, dove in nome della salvezza celeste, uomini, donne e bambini, diventano terrificanti kamikaze, non si puo' parlare di guerra.
In questa guerra poi, le procedure di ingaggio dei nostri uomini sono assai limitate rispetto a quelle dei nostri principali alleati. La nostra non e' piu' una missione di pace. A breve, dopo l'ennesima perdita di un nostro soldato, diventera' una missione al suicidio.
Se le nostre missioni militari all'estero, si devono ridurre ad interventi caritatevoli a favore delle popolazioni oppresse, si organizzino allora spedizioni in paesi meno turbolenti.
Il Presidente Napolitano, nel suo discorso di fine anno, ha fatto comunque a tempo a fare una chiosa su tale delicata questione. Chissa' per quanto tempo ancora, i giovani del nostro Paese, dovranno cercare fortuna rischiando la propria vita.
Chissa' quando, i nostri politici, saranno uniti contro le guerre.