domenica 14 giugno 2009

LA DERIVA, E' CULTURALE

Il Paese e' avvolto da un opaco e magnetico appiattimento. Non reagisce, e' inerme, incastrato in uno sterile conflitto politico, divenuto ormai socio-esistenziale. Berlusconiani e anti-berlusconiani.
Siamo tutti fermi, rigidi, incollati su di una piattaforma di contrasto non piu' ideologico ma relazionale. Non ci rendiamo conto che a parte le problematiche economiche che affliggono il Paese, a cui non si sono date risposte serie, nette, inequivocabili - la social card ne e' la dimostrazione piu' mortificante - con la scusante di un crollo economico-finanziario globale, la deriva che sta attanagliando la nazione, e' culturale.
Il Paese si sta impoverendo, stritolato in questa contrapposizione che ormai ha assunto connotazioni sociologiche. Viviamo in un'epoca di trasformazione dell'informazione ma non siamo ancora in grado di poter ottimizzarne i benefici.
I modelli imposti dai nostri media, soffrono evidentemente la tipicizzazione, la spettacolarizzazione, la personalizzazione che a loro viene data da chi nel bene o nel male, su questi media riesce ad esercitarne il controllo in modo strategico, quasi occulto. In Italia sappiamo da chi tale controllo e' esercitato.
La notizia deve essere urlata, deve craere ascolto innanzitutto, meglio se all'interno di una tribuna che assomiglia sempre piu' ad un'arena. Meglio la rissa che argomentazioni di contenuto.
Il pubblico, espressione di un paese sempre piu' attento al gossip ed ai reality, si appassiona, sceglie i suoi paladini, in base alla violenza delle loro espressioni, al loro sarcasmo che spesso diventa gratuita volgarita'.
Berlusconi ha diviso il Paese. Ha creato una linea di demarcazione netta, precisa tra chi e' con lui e chi gli e' contro. I suoi avversari gli hanno dato una grossa mano, cadendo in questa trappola, non riuscendo da tempo, a proporre idee e programmi alternativi ma solo sterili contrapposizioni, spesso rivolte all'uomo e non al politico.
Cio' ha impoverito il Paese. Chi come me, non si e' sentito partecipe di questa mediocre ed effimera contrapposizione, si e' momentaneamente allontanato dalla politica, con l'astensionismo.
Allontanarsi dalla politica come espressione di dissenzo. Cio' non e' in assoluto, un comportamento civico corretto. Ma in tale fase storica, e' l'unico metodo per non farsi coinvolgere da questo impoverimento, soprattutto culturale.


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