lunedì 22 giugno 2009

CRISI IRANIANA, MINACCIA PER TUTTI

La crisi iraniana nonostante la sua cruda dirompenza, non riesce a diventare un problema internazionale.
Le diplomazie dei vari paesi si limitano a comunicati di circostanza. Non si vuole determinare una crisi dalle dimensioni incontrollabili.
E gli Stai Uniti, cosa fanno? Obama prendera' una posizione piu' netta, decisa, incontrovertibile? Il suo aprirsi al mondo islamico, era una butade propagandistica o un concreto fine da realizzare con il lavoro diplomatico? Puo' coesistere l'Islam con la democrazia? E se cio' non e' garantito, e' opportuno intervenire?
Le ultime crisi internazionali, in ordine di tempo, sono state i passati bombardamenti in Palestina, in un periodo di vacatio di potere alla Casa Bianca - il Presidente era eletto ma non insediato - e la crisi del Tibet, a ridosso degli ultimi giochi Olimpici.
Nonostante le due questioni, restano pressoche' irrisolte, le diplomazie fecero palesi sforzi per raggiungere provvisori compromessi.
Da un lato, i bombardamenti israeliani spaccarono inevitabilmente l'opinione pubblica in filo-americani e anti-americani, dall'altro l'evento sportivo organizzato dalla Cina, gigante asiatico e nuovo colosso dell'economia globale - nella scorsa estate non sapevamo ancora dell'imminente crollo della Borsa Americana e dell'economia reale mondiale - furono eventi di tale portata che non potevano far rimanere distaccate le democrazie piu' evolute.
Le stesse democrazie, oggi, prendono atto impotenti, del dilagare dell'oppressione da regime, perpetuata in Iran. Ma non intervengono in modo concreto per fermare lo strapotere del suo dittatore, Akhmadinejad. Tutti restano alla finestra, tutti aspettano la prima mossa americana.
Quella parte del mondo, e' da tempo una bomba inesplosa troppo pericolosa perche' qualcuno abbia il coraggio di disinnescarla.
In Iraq, dietro la ricerca di esportare la democrazia, c'era il palese fine di controllare una fetta di mercato petrolifero non indifferente. Stessa cosa di riflesso, dicasi per l'Afghanistan.
In Iran, provocare una crisi diplomatica o addirittura far "sentire" una maggior presenza occidentale nelle varie basi dislocate in medio oriente, potrebbe equivalere ad accendere la miccia di un grosso conflitto, anche in virtu' delle innumerevoli dichiarazioni del suo leader, il quale e' sempre piu' consapevole del suo potere e della sua influenza in medio-oriente.
Speriamo che in queste settimane si arrivi ad una qualche apertura da parte del regime, altrimenti il prossimo vertice del G-8 in Italia, diventera' un incontro dalle delicate ripercussioni internazionali.
Se la questione iraniana e medio-orientale, nel suo insieme, non sara' risolta nel breve periodo, le conseguenze cadranno su tutti e saranno anche piu' incisive, visto il perdurare della crisi economica globale.

Nessun commento: